Buona sera carissimi lettori dell'angolo!
Probabilmente, essendo sabato sera, molti di voi sono fuori e nessuno è così asociale come me da restare in casa al caldo e a guardare talent show in TV, ma comunque io pubblico questo nuovo episodio di L'angolo di Dandelion.
Volevo scusarmi per non essere riuscito a scrivere la rubrica Colpo di fulmine oggi, e quindi non ho riuscito a presentarvi le cover della settimana.
Avverto dicendovi che non so quanto potrò essere attivo a partire dalla settimana prossima, perché inizia l'orario definitivo e sono impegnato a scuola anche per sette ore, un paio di giorni la settimana (il resto della settimana sei), quindi non sono sicuro di riuscire a postare con costanza. Inoltre la scuola non è l'unico impegno, e quando questi si accavallano è molto difficile riuscire a gestire anche un blog.
Magari per voi lettori sarà una sciocchezza, perché siete abituati a leggere almeno un post al giorno. Bene, non è tutto così semplice, perché i post non si scrivono da soli e bisogna far combaciare tutti gli impegni della giornata per riuscire a ricavarsi quell'oretta da dedicare ad un unico post. Il lavoro del blogger non è soltanto scrivere il post, ma è ricercare notizie, nuove uscite, mantenere la costanza in tutto, stressarsi, commentare questo post, rispondere a quel commento, parlare con quell'autore, organizzarsi con quella casa editrice, stressarsi, rispondere a quest'email e rispondere a quell'altra, stressarsi, ricercare le immagini che molte volte non vanno bene, cercare di essere il più chiaro possibile nei post, stressarsi, essere sempre aggiornati. E infine stressarsi. E tutto ciò non va bene per uno che, come me, ha un piccolo netbook del 2010 tipo, che si scarica in 25 minuti e si blocca ogni 10 minuti contati d'orologio.
Ultimamente, tra l'altro, mi sta capitando di pubblicare specialmente di sera tardi, ma non sapete quanto mi è difficile anche quello, perché sento letteralmente il peso di tutta la giornata sugli occhi e voglio soltanto dormire e riposarmi, ma comunque non lo faccio perché mi sento in colpa ad appendervi ancora una volta. Ho smesso anche di guardare tutti i programmi che usavo guardare (The Vampire Diaries, Pretty Little Liars e Teen Wolf) e sono indietro con le puntate dei programmi che attualmente guardo, alias Doctor Who, Scream Queens. Sto seguendo, praticamente, soltanto American Horror Story.
Ma ora vi lascio al post, scusate il papiro.
La recensione di Giovanna
Il traghettatore di Eugenio Nascimbeni
"Ciascuno di noi ha un destino, piaccia o no, e gli accadimenti che esso ha stabilito per noi sono scolpiti sulla roccia del tempo che abbiamo a disposizione; quello che ci è stato riservato."
Oggi recensisco per voi "Il traghettatore", di Eugenio Nascimbeni: un thriller d'impatto e grande originalità, che mi ha particolarmente sorpresa.
Qui potete acquistare l'ebook e leggere l'estratto dell'opera, e se volete potete seguire la pagina Facebook del romanzo.
Non banale: questa è sicuramente la descrizione più sintetica che si potrebbe fare di quest'opera.
L'autore, proprio come aveva già fatto ne L'angelo che portava la morte, fonda l'intera narrazione su una riflessione profonda, senza risposta: quanto è forte il nostro attaccamento alla vita? E soprattutto, a cosa saremmo disposti pur di vivere?
E' questa la domanda che deve porsi Alex Bardi, il protagonista dell'opera, quando all'improvviso si trova faccia a faccia col suo destino, incarnato nel misterioso traghettatore.
L'inizio dell'opera è ciò che più mi ha colpito. Come leggiamo anche nella sinossi, Alex e il traghettatore si ritrovano soli, sul traghetto Nomentana, senza più traccia degli altri passeggeri; è proprio il perché ciò accade che mi ha colpita, non permettendomi di concedermi una pausa nella lettura e, anzi, facendomi divorare il libro tutto d'un fiato. Ma, ovviamente, non vi svelo nulla.
La narrazione, ricca di similitudini e metafore che le conferiscono un palpabile realismo, non è mai prolissa o noiosa, nemmeno nelle lunghe descrizioni che ci mostrano l'agire dei personaggi o ci catapultano nell'azione. Il lettore resta col fiato sospeso in più di un momento, chiedendosi se ciò che stia accadendo sia reale o solo immaginario, e interrogandosi su cosa accadrà di lì a poco; solo alla fine del libro ogni dubbio sarà svelato; il finale, assieme alle risposte, ci fornisce anche nuovi spunti di riflessione su una di quelle domande che, forse, non vorremmo mai porci: se conoscessimo il nostro destino, e sapessimo che sarebbe pieno di dolori e sofferenza, vorremmo ancora affrontarlo oppure ci arrenderemmo alla morte?
Particolare è il personaggio del traghettatore, un moderno Caronte, visto e immaginato come un giustiziere o un mostro che gode nel rubare la vita altrui, ma che, infondo, non è altro che una marionetta nelle mani del destino, un po' come, del resto, tutti noi.
5 stelle su 5 e vivi complimenti a Eugenio, che non smette di stupirmi :)
Se volete leggere gli scorsi incontri de L'angolo di Dandelion, eccoli: